Lanificio Cerruti

Mr Nino: il Poeta oltre la moda

Le donne più belle del mondo. La Côte d’Azur. Biella il suo luogo del cuore. I suoi tessuti. Hollywood e i suoi costumisti. Il Maestro Nino Cerruti e le sue extra-ordinarietà.

Il poeta si chiama Nino Cerruti.
La sua penna ago e filo.
I suoi fogli, quei tessuti che ha piegato, forgiato, dominato.
Così, questo gentleman senza tempo ha scritto e riscritto, nonostante i suoi 86 anni la storia della moda.
Il suo primo atelier lo apri nel 1967, in Place de la Madeleine a Parigi, dopo aver preso le redini dell’azienda di famiglia e aver fondato Hitman, e lanciato sul mercato il colore Ottanio, tonalità di colore ispirata alla benzina.

Da qui passarono le donne più belle del mondo (e se non lo erano, lui le faceva diventare) e tutti gli uomini che contavano nel jet-set internazionale.

Il passo è così breve che nel giro di pochi anni Cerruti diventa il “must have”, corteggiato da alcuni tra i migliori registi e costumisti, tra quali Erica Phillips, Gloria Gresham, Marylin Vance.

Memorabili gli abiti da lui disegnati per il cinema, indimenticabile e provocante la scollatura di Kathleen Turner ne “Il Gioiello del Nilo”, il seducente vestito in pizzo di Sharon Stone in “Silver”, il celeberrimo abito indossato da Richard Gere in “Pretty Woman”, il simbolo d’ eleganza yuppy di Michaele Douglas ne “ La Guerra dei Roses”, il vestito che cambia nel corpo malato di Tom Hanks ne “Philadelphia”, il richiamo della qualità quando Christian Bale ne “American Psycho”, nel ruolo di un finanziere psicopatico, si rivolge alla commessa della lavanderia dicendo “You can’t beach a Cerruti, Out of the question”, lo stile poliedrico di Jack Nicholson nella commedia dark “ Le streghe di Eastwich”.

Tutti volevano un Cerruti.

Gli abiti, le giacche, i capi decostruiti e semi-intelati. Più che vestiti, veri propri tableaux vivant. Premi e riconoscimenti, persino nominato Cavaliere del Lavoro dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

Nel periodo compreso tra il 2001 ed il 2011 Cerruti Holding cede la sua partecipazione nella Cerruti 1881 per dedicarsi esclusivamente all’attività del Lanificio Fratelli Cerruti dal 1881. Così il Maestro continua a realizzare tessuti che sono un punto di riferimento del settore del tessile e che confluiscono nelle collezioni delle più importanti Maison e dei designer di ricerca.
Un azienda in grado di produrre e comunicare eleganza, stile e qualità, tramandando un patrimonio dove passato, presente e futuro coesistano e si fondano armonicamente.

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Qual è l’insegnamento più importante che le ha lasciato in eredità suo padre?

Mio padre adorava il suo lavoro e pertanto mi ha “contagiato” con la sua passione per ciò che ha ideato. Nel 1915, reduce da una buona formazione tecnica maturata in Germania, e nonostante il periodo storico, riuscì ad ampliare lo stabilimento nato nel 1881, apportando migliorie tecnologiche e cura del dettaglio per reggere la concorrenza inglese.

Come è cambiato il concetto di eleganza, dagli anni Sessanta ad oggi?

Troppo spesso si lega il marchio Cerruti 1881 agli anni ’60. In realtà il concetto di eleganza è molto legato al fatto di essere curati: non volgari… ed è un concetto personale, individuale e libero.

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Come si mantiene la coerenza nel tempo?

Il talento creativo è sempre fondamentale nel nostro mestiere ed è ciò che determina la modernità.

I tessuti sono la “firma” del lanificio F.lli Cerruti dal 1881. Quanto è difficile rinnovare l’immagine senza tradire l’heritage? E qual è, invece, la forza di un’azienda tessile così caratterizzata?

Prima del tessuto, i nostri colori caratterizzano il marchio… e poi il concetto d’italianità, lifestyle, eleganza casual.

Diamo molta libertà all’interpretazione del marchio, perché ci rivolgiamo a una clientela internazionale e molto diversificata.

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Lei da grande innovatore, capì da subito la necessità di creare un “mondo- Cerruti”. Una tradizione che continua oggi con i tessuti e le numerose collaborazioni. Nell’era del web come ci s’innova?

Penso che l’innovazione sia fondamentale. Le collaborazioni e i progetti fatti nel passato o recentemente sono maniere di divertirci ed estendere il marchio ad altre categorie di prodotto e ad altri universi, pur mantenendo un’immagine molto Cerruti. Per il mondo di Internet credo che stiamo vivendo una rivoluzione vera e propria, che contagia ovviamente il mondo del lusso e della moda. È sicuramente qualcosa che cambierà non solo le nostre abitudini, ma anche la percezione del nostro modo di agire e reagire……. Immaginare adesso come sarà tra 10 anni… chissà! Nel frattempo ci stiamo organizzando e lavoriamo anche in collaborazioni con scuole e progetti come quello di sostenere il Woolmark Prize o nella realizzazione del Ns Tabloid-Newsletter, appena presentata a Milano Unica.

A proposito di “creare un mondo” i tessuti furono “il” particolare che distinse lo stile?

Sono personalmente molto legato al tessuto… forse perché in un piccolo quadretto di stoffa c’è tutto il concentrato della dimensione artistica del marchio. Inoltre credo che i buyer o i designer ci cerchino continuamente e non c’è azienda maschile che si rispetti senza dei tessuti F.lli Cerruti dal 1881 in produzione. La bellezza è che non passano mai di moda!

Ad oggi il suo nome compare nei titoli di testa di oltre cento film,
Il suo sodalizio con il mondo del cinema risale negli anni’60, come inizio?

A me piace il cinema e gli attori: personaggi mai convenzionali, soventi fragili, ma appassionati e appassionanti. Il mio legame con il loro mondo fu un amore a prima vista avendo molteplici interessi e soprattutto amando l’arte.

L’amore per il cinema è sintomatico della mia apertura verso nuove possibilità e conferma la mia capacità di leggere la nostra società contemporanea attraverso i personaggi di una sceneggiatura.

La mia forza nel realizzare abiti per il cinema era da attribuirsi anche alla validità del mio staff che mi affiancava: un team di specialisti ed esperti del settore, capaci di scegliere il tessuto più adatto alle circostanze, di ideare, progettare e realizzare costumi di scena con i ritmi serratissimi imposti dalle produzioni cinematografiche, ma anche accontentare alcuni geniali attori.

Mi ricordo che per Jack Nicholson nel film, “ The Crossing Guard”, realizzai un intero guardaroba di colore nero e dovetti riaprire la fabbrica durante il weekend perché in una settimana voleva tutto pronto.

Jack interpretava un gioielliere di Los Angeles che aspettava da anni che capitasse nel suo negozio l’uomo che gli aveva ucciso la figlia in un incidente, perciò desiderava essere sempre vestito di nero, come segno di lutto.

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Cosa ha insegnato questa crisi economica alla moda? La cultura dietro un marchio, legata alla sua storicità è divenuta necessaria e indispensabile nei nuovi scenari economici?

Le crisi economiche sono cicliche e credo che questa in particolare ricordi che il lusso esiste con la “L” maiuscola, ma richiede qualità, esercizio, creatività, ricerca e la tradizione sicuramente, aggiunge un elemento di interesse.

Come si coltiva la cultura di un marchio, e come si trasmette?

La cultura del marchio è un enorme patrimonio, che va arricchito e vive ogni giorno grazie alle energie di chi lavora quotidianamente.

Assorbire la cultura di un marchio richiede tempo e passione; crediamo molto anche ai training aziendali, utilizziamo molto le pubblicazioni fatte sul marchio e ovviamente l’archivio, che è ricco e vastissimo, è il DNA del marchio. È interessante leggere i commenti dei nostri fan sui social per capire come la gente, al di fuori, ci vede.

Qual è il significato di heritage e cosa vuol dire confrontarsi con esso?

È il punto di distinzione che un’azienda acquisisce attraverso la sua storia.

Cerruti possiede un importante patrimonio a livello di lifestyle ed io e mio figlio, ci stiamo divertendo a ridefinirlo per i clienti di oggi. Uomini e donne che amano la comodità e tessuti con caratteristiche tecniche d’avanguardia (anti-goccia e anti-macchia).

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Le nuove collezioni abbandonano alcuni colori e disegnature tridimensionali che si spingono sino ai “quasi uniti”. È cambiato l’uomo Cerruti?

Temo che si tenda troppo spesso a leggere il marchio come riferimento del passato: è vero che ciò appartiene al nostro universo, non è il completamento.

La nostra palette colori è molto ricca e pertanto non è sorprendente che Gigi Palandri, il nostro capo disegnatore, dopo aver fatto un’ampia ricerca, abbia poi deciso di esprimersi con un altro codice, con disegnature sofisticate e di raffinata eleganza, dedicata all’uomo che fa della tradizione un suo segno distintivo.

Tutto questo grazie all’utilizzo di fibre naturali come lana, mohair, seta, lino, ma anche intervenendo sui filati con torsioni e miste “grosse e fini”, uniche nel suo genere, che danno alle collezioni un “imprinting” unico ma nello stesso tempo “moderno e portabile” tipico del DNA del Lanificio F.LLI Cerruti dal 1881.

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Come può definire stile ed eleganza?

Lo stile è vestire con personalità, l’eleganza è ciò che lo rende naturale.

Che cosa desidera ancora?

Il tempo, un tesoro sfuggente. Non c’è mai abbastanza … È importante vivere al massimo ogni momento. La moda del resto è intrecciata a doppio filo con la velocità, con il momento che fugge. L’unico, probabilmente.

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